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CINO PEDRELLI, Artista versatile e felice, Morigi si è reincarnato pittore, in Giornale dell'Emilia, 27 dicembre 1950.

 


  

Il mio primo incontro con Morigi autore risale, se non erro, al 1927. erano gli ultimi calzoni corti, quelli che indossavo; e a dire il vero mi pareva di azzardare qualcosa di "prematuro", mettendo piede nel "Caffè Forti", locale tutto per grandi, dove Mario Morigi e Pier Pacchioni (anzi: Mario Pacchioni e Pier Morigi, come dicevano i manifesti, a sottolineare una scapigliatura e indissolubile solubili) esponevano le loro pitture.

Registravo in  quel tempo le mie prime, timide reazioni davanti al "fatto artistico". Morigi mi interessò: la lancetta del mio ancor debole "voltometro" segnò qualcosa, ebbe anzi talune vibrazioni di notevole intensità: a darmele, fu un gruppo di quadretti dal titolo collettivo e un po' ambiguo di "Mistura di misticismo": Le figure, i colori, le scene, sfuggono ormai in massima parte allo sforzo della mia memoria. Mi resta quella atmosfera; un che di lattiginoso e vacuo un "aer perso" sospeso in una aspettazione sottile, da cui emergevano forme dubbie ed infide:

Un altro incontro nel 1932, ancora al "Caffè Forti". Non più pittura, ma plastica. Non più evocazioni negromantiche, bensì le materializzazioni di una "vis comica" felicissima e inesauribile. Nascono le statuine colorate, caricature in terracotta che rappresentano ancora oggi, io penso, la migliore e più vera "bandita di caccia" di Morigi. Voi esplorate i suoi "tipi" da ogni possibile angolo visuale, di prospetto, di profilo, dall'alto in basso, dal di sotto in su, e le vostre scoperte si succedono e si accavallano senza tregua. E l'euforia sale dentro di voi, grado a grado, come il mercurio dentro il canale di vetro, nel vedere il vostro prossimo - quello che ben conoscete perché batte gli stessi portici ed entra negli stessi negozi - preso per il bavero con tale disinvoltura e sicurezza.

Senza cattiveria, la vostra euforia: perché senza cattiveria sono le "aggressioni" di Morigi. Pacione e sornione, coglie e denuncia a uno a uno i vari "talloni d'Achille" dei suoi e nostri compagni di viaggio; ma non abusa mai della sua arma segreta. Si accontenta di allungare la punta dello stivale e farli inciampare mentre gli passano accanto, là, per il gusto di vederli annaspare in aria con braccia e gambe; ma poi li trattiene per le falde dell'abito perché non abbiano a "farsi troppo male", li tira su, li rimette in sesto. Vince così due volte, sugli altri e su sé.

Atto terzo, Morigi scultore serio: 1939, mostra personale (mista di pittura e scultura) in un locale di corso Garibaldi. Ricordo una "cantoria" in bassorilievo: fanciulle (o angeli?) dai colli esili come steli, su cui fioriscono le bocche aperte al canto e le chiome ricciutelle: figurine stilizzate e purissime, erette e strette come canne di organo. E un "Annunciazione", nel medesimo stile, spirante innocenza e stupore, nelle braccia conserte dell'angelo sopraggiunte, nella grazia trasognata e aspettante della Vergine.

Perché la stella che guida Morigi vuole proprio questo: che egli non abbia una strada ma diverse strade. Lento sì, girandolone sì, con tante dispersioni; ma irrequieto sempre, per cui, quando sente di avere raggiunto determinati valori che lo interessavano in un campo, passa ad un altro, dove nuovi motivi lo chiamano.

Così passerà alla xilografia: così passerà al monotipo a colori (Mostra personale al Club Bianco-nero, 1948); e poi alle stampe romagnole (Settimana Cesenate 1949).

Passerà anche alla ceramica, se Dio gli darà la salute. con eguale versatilità  e felicità, perché indubbiamente le note vene esistono in lui costituzionalmente, quale più quale meno ricca, ma tutte egualmente genuine e personali.

Forse che non impegna di tanto in tanto anche la penna, tra un pennello e una sgorbia? Non prose: versi. Buoni versi. sentite questo ricordi di donne: "il tuo ritmato no - dolce soave soffice respiro - vestito di pudore languente - e un silenzio di baci - e un profumo di pianta secco". E questa "Pineta": "Dormono i pini ancora - e i ginepri  vaneggiano di luna. - Fra  poco (aspetto) - verranno a bere le tortore -Gocciola sul muschio - la sorgente - perle di acqua - e computa le stelle evanescenti - Nella sfioritura dell'alba - il volo - chiudono al sole - son giunte - e con le zampe delicate di corallo - toccano la bolla d'acqua -come nel respiro fuggente - la sua leggera collana marina - toccava il delicato collo".

Oggi Morigi si reincarna pittore , tornando alle origini. Espone a Cesena una trentina di paesaggi: parte di ambiente romagnolo, parte trentino. Corsi d'acqua e vele, monti e alberi e lavandaie, ponticelli di paese e casolari. Opere che potranno essere accettate o discusse, non ha importanza. Ha importanza solo che quest'uomo lavori, che faccia la sua scelta.

    

Cino Pedrelli

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